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Il Castello Svevo  
Fonte: Internet  
 

La città di Cosenza è dominata dai ruderi del Castello Svevo che sorge sul colle Pancrazio. L’edificio venne innalzato dai saraceni lì dove con ogni probabilità sorgeva una Rocca Bretica e poi rimaneggiato dal califfo arabo Saati.
Per mano del duca dei Normanni, Ruggero II nel 1130 la struttura primitiva venne rinforzata, e successivamente distrutta dal terremoto del 1184 dopo il quale fu Federico II di Svevia a curarne la ricostruzione, nel 1239.
Nella struttura che ancora oggi vediamo, il castello si presenta a pianta rettangolare, a più piani, con due torri quadrangolari e due poligonali agli angoli.
Sorto come fortezza militare divenne residenza principesca con Luigi D’Angiò e della sua famiglia nel 1433 e nello stesso secolo, sotto il dominio degli aragonesi vi soggiornò anche il re Alfonso.
Fu utilizzato in tanti modi: fortezza militare, dimora regale, prigione, zecca, conservando sempre la sua fama di essere uno dei fortilizi militari più importanti della Calabria settentrionale!
Ripetutamente dissestato dai terremoti dal 1630 iniziò la decadenza del Castello. Nel 1700 l'arcivescovo di Cosenza Michele Maria Capece lo chiese in donazione al re di Napoli Galeota affinché ne potesse ricavare un seminario. Restaurato a questo scopo la struttura ne uscì ancor di più snaturata perdendo la fisionomia originale già compromessa.
Dal 1883 appartiene al Comune di Cosenza.
Costruito in blocchi di tufo calcareo proveniente dalle cave di Mendicino e di Laurignano, rappresenta uno dei presidii militari più importanti della Calabria settentrionale, con la sua collocazione in alto, sul colle Pancrazio, dove svetta e osserva l’intera città bruzia.
Oggi si possono osservare i resti della struttura sveva e angioina, poiché i tanti rimaneggiamenti e i vari terremoti fecero svanire le tracce architettoniche dei periodi saraceno e normanno.
L’ingresso, caratterizzato da uno scudo di epoca aragonese, immette in un androne coperto da ogive con mensole scolpite che sorreggono i costoloni prismatici.
Sale interne presentano a volte ogivali costolonate poggianti su colonnone con capitelli a fogliame; altre sale hanno campate a spigoli sorrette da pilastri. In un salone vi sono volte costolonate ad archi acuti, con finestroni ad alte strombature, alcuni stili normanno ed altri di epoca sveva.
Nel cortile scoperto, che è l'ambiente più vasto di tutto l'edificio, sono collocati i resti delle diverse età e delle diverse dominazioni.
L'interno della torre ottagonale del XIII secolo l'unica superstite, è rischiarato da strette salettiere - una grande e due minori - con uno strombo d'apertura.

 

 
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